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Parlare in pubblico - regole generali di Carlo Pandolfini

 

 

Per avere una buona dialettica devi esercitarla. Chi si vuole abituare a parlare in pubblico deve fare esperienza.

Il filosofo Aristotele fu il primo a sviluppare una teoria generale della persuasione. Tale teoria riconosceva 3 dimensioni della persuasione: il messaggio (logos); la passione (pathos) e la credibilità (ethos).

  • Logos: è la componente razionale; per dare credibilità alle nostre affermazioni è necessario argomentare. Per essere convincente il bravo speaker deve dimostrare le tesi sostenute nel proprio discorso;
  • Pathos: il pubblico ha bisogno di percepire la passione, l'entusiasmo. Senza la capacità di toccare il cuore del pubblico, un discorso rischia di risultare poco incisivo;
  • Ethos: significa coerenza tra ciò che si pensa e ciò che si comunica. R.W. Emerson: "Quello che tu sei mi grida così forte nelle orecchie che non posso udire quel che dici".
    In questo senso l'ethos nasce dalla credibilità che l'oratore si è conquistato nel tempo. La credibilità si afferma dando prova di una reale conoscenza del tema che andrò a trattare e mostrando un grande interesse e partecipazione nei confronti del pubblico.




Prima di predisporre un intervento dobbiamo effettuare un'attenta analisi del pubblico cui ci rivolgeremo.
Fare leva sui valori che animano il nostro pubblico è estremamente efficace in termini comunicativi.
Allo stesso modo le aspirazioni, gli obiettivi che animano il nostro pubblico sono leve motivazionali straordinarie, se bene utilizzate nel corso dell'intervento.

Devo considerare il livello di conoscenza dei presenti circa la tematica che andremo ad affrontare: se parlo a esperti del mio stesso settore potrò utilizzare un linguaggio specialistico e tecnico: il parlare "la stessa lingua" crea immediatamente senso di apparteneneza.
Se invece sono l'esperto di un settore che parla a non esperti dovrò adottare una modalità comunicativa ricca di esempi, analogie e dovrò abolire ogni tecnicismo.



E' importante definire  con chiarezza il punto d'arrivo del nostro discorso. Vogliamo informare, divertire, convincere?

Possiamo individuare tre obiettivi di massima: informare, persuadere, trattenere.


Ci dobbiamo assicurare che il pubblico ci possa sentire bene e che non ci siano interferenze che possano ostacolare il nostro contatto con l'interlocutore (ad esempio: se in aula fa troppo freddo non possiamo continuare il nostro intervento senza prima preoccuparsi che tutti si sentano a proprio agio).

 

La pausa possiede uno straordinario potere comunicativo.

Per catturare l'audience dobbiamo variare tono, volume e ritmo del nostro discorso.

A decidere della nostra impressione sul pubblico sarà innanzitutto la postura, lo sguardo, la gestualità. I messaggi del corpo sono più immediati e sinceri.


E' necessario convivere con il nostro discorso per un certo tempo. E' preferibile esercitarci a ripetere il discorso a voce alta, dopo averlo ben strutturato, senza arrivare ad impararlo a memoria.


Dobbiamo poi avere una rappresentazione visiva della mappa del nostro discorso: un nucleo centrale che riguarda il tema dell'intervento (magari da associare ad un'immagine) e intorno i punti principali che si snodano nei vari argomenti.

Mantenere sempre un approccio comunicazionale sintonico - "ti ascolto perchè tu sei uguale a me" - e mai un approccio distonico - "mi devi ascoltare perchè io sono migliore di te".

Valorizziamo i punti in comune e non le differenze tra noi e il nostro interlocutore.


 
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